Quali leggi tutelano la maternità
Come abbiamo spesso ribadito nei nostri articoli, la maternità, la salute delle neomamme e la tutela della famiglia rappresentano dei temi molto importanti non solo per i soggetti direttamente interessati, ma anche per lo Stato italiano, che mette a disposizione delle donne e del proprio nucleo familiare una serie di misure rivolte ad agevolare sia il periodo prima del parto, che quello successivo, necessario a consolidare e a gestire al meglio la sfera lavorativa, quella economica e, chiaramente, quella della famiglia. L’obiettivo è riuscire a garantire degli incentivi, seppur talvolta minimi, per supportare la salute e il benessere di genitori e figli e, specie durante il periodo della gravidanza, per tutelare massimamente la donna in dolce attesa e il nascituro. Le disposizioni in materia sono contenute nel Testo Unico per la tutela e il sostegno della maternità e della paternità, un documento fondamentale redatto nel 2001 e ampliato ulteriormente nel 2015 (a seguito del Jobs Act) che ad oggi rappresenta il principale riferimento legislativo in merito. Ci occuperemo, adesso, di realizzare una panoramica su tutti quelli che sono i diritti, le agevolazioni e le misure a favore della maternità e della genitorialità, invitando le donne (lavoratrici e non) a rivolgersi al nostro sportello per ricevere ulteriori chiarimenti, informazioni e supporto.
Maternità e Congedo parentale
Due delle misure forse più conosciute a sostegno delle donne in gravidanza e del nucleo familiare sono la maternità e il congedo parentale. Può capitare talvolta di confondersi tra le due e non avere ben chiaro cosa comportino nello specifico, proviamo quindi a fare chiarezza spiegando cosa sono e a chi sono rivolte.
- La maternità, chiamata anche “astensione obbligatoria dal lavoro”, è rivolta alle lavoratrici dipendenti o alle lavoratrici autonome iscritte alle Gestione Separata INPS. Si tratta di un periodo di tempo a cavallo del parto, della durata di 5 mesi (ma può essere prolungato in determinate circostanze) in cui la donna è tenuta ad astenersi dal lavoro. Tale periodo è retribuito e il calcolo della somma economica corrisposta è pari all’80% della retribuzione giornaliera percepita in media. Per un approfondimento leggi di più (Congedo di maternità 2020 – Mamma che info)
- Il congedo parentale, a differenza della maternità, non è un provvedimento obbligatorio, è infatti chiamato anche “astensione facoltativa dal lavoro” ed è rivolto ad entrambi i neo-genitori lavoratori dipendenti (non solo alla madre, come nel caso della maternità). Si tratta di un periodo di massimo 180 giorni (per ciascun figlio) in cui è possibile assentarsi dal lavoro (in modo continuativo o meno) per motivi legati alla salute e al benessere dei figli. Il periodo, che può anche essere diviso in giorni distribuiti nel tempo, è retribuito fino al compimento degli otto anni del figlio, mentre non lo è dagli 8 ai 12 anni (a 12 anni, inoltre, va a decadere). A partire dall’anno 2021, a differenza di quanto accadeva prima, se il congedo sarà richiesto da un genitore l’altro non potrà usufruirne. Per maggiori informazioni leggi di più (congedo parentale covid-19 quarantena scolastica – Mamma che info).
Riposi e congedi
Oltre al periodo di maternità e a quello di astensione facoltativa dal lavoro ci sono poi dei riposi e congedi garantiti ai neo-genitori, alcuni dei quali retribuiti e altri no (ma comunque tutti spettanti di diritto).
- I riposi retribuiti “per allattamento” sono periodi di riposo di un’ora o due (dipende dalle ore lavorative) al giorno, da dedicare alle esigenze del figlio. Le ore di congedo sono retribuite quanto le normali ore lavorative e possono spettare anche al padre in determinati casi.
- I congedi non retribuiti “per malattia del figlio” subentrano nel caso in cui il figlio si ammali e uno dei due genitori deve assentarsi dal lavoro. Per usufruire di tale congedo è necessario il certificato medico del figlio e dichiarare di essere l’unico genitore ad usufruire del congedo per malattia durante i giorni richiesti.
Divieto di licenziament0
Spesso le donne lavoratrici dipendenti temono che assentarsi per il periodo della maternità, potrebbe significare perdere la propria posizione lavorativa con il risultato di vivere in modo negativo il periodo dopo il parto o di non usufruire di misure a cui, invece, avrebbero diritto. Per questi motivi in Italia sono riconosciute una serie di tutele che hanno l’obiettivo di garantire il mantenimento del posto lavorativo e di favorire un rientro quanto più agevolato possibile. Vediamo quali sono.
- Divieto di licenziamento: la legge vieta (salvo gravi casi e salvo la cessazione di attività dell’azienda) di licenziare le dipendenti in stato di gravidanza, fino al primo anno di vita del bambino e divieto di licenziamento derivante dalla richiesta di usufruire del periodo di congedo parentale o per malattia del figlio.
- Diritto al rientro: la neo-mamma dopo la maternità, ed eventualmente il congedo parentale, ha il diritto di ritornare al posto di lavoro che occupava in precedenza.
Dimissioni volontarie o licenziamento durante la gravidanza
Ci sono, poi, delle misure economiche speciali che riguardano i casi in cui una lavoratrice dipendente in gravidanza viene licenziata o presenta le dimissioni volontarie. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.
Nel caso di licenziamento o dimissioni volontarie, in casi normali, per tutti i lavoratori dipendenti non è prevista la Naspi (ovvero il sussidio di disoccupazione), tuttavia per le donne in gravidanza viene fatta un’eccezione e si dispone la Nasi a patto che siano stati maturati almeno 30 giorni di lavoro durante i 12 mesi antecedenti l’inizio del periodo di disoccupazione.
Diritto all’indennità di maternità durante la disoccupazione
Infine ricordiamo un’altra misura economica che riguarda le donne ex lavoratrici dipendenti che stanno percependo la disoccupazione: per questa categoria è prevista, in casi specifici, anche l’erogazione dell’indennità di maternità, a patto però che siano soddisfatti requisiti specifici. Per analizzarli nel dettaglio vi invitiamo a leggere il nostro articolo (Chi paga il congedo di maternità? Casistiche e responsabilità – Mamma che info).