Come funziona il congedo parentale? Ecco la guida completa, a chi spetta, come richiederlo e quali sono le regole in vigore nel 2023
Ci sono state molte modifiche al congedo parentale a partire dallo scorso anno, quando è stato introdotto il Decreto conciliazione vita lavoro, che ha ampliato le opzioni per i genitori che devono prendersi cura dei propri figli durante i primi anni di vita.
Inoltre, la Legge di Bilancio 2023 ha aumentato l’indennità INPS per un solo mese dei massimo 9 mesi concessi, portandola dal 30% all’80% della retribuzione.
Gli altri 8 mesi rimangono indennizzati al 30%. In questa guida, forniamo informazioni dettagliate su come funziona il congedo parentale INPS, a chi spetta, come richiederlo e quanto dura.
Indice

Cos'è il congedo parentale
Il congedo parentale è un’opzione che permette ai genitori di astenersi dal lavoro per prendersi cura dei figli durante i primi anni di vita. A differenza del congedo di maternità o di paternità, che sono obbligatori ma estendibili in seguito in modo facoltativo, il congedo parentale è una scelta libera. Sia la madre che il padre hanno diritto al congedo parentale, che può essere ripartito tra loro, e per parte del periodo viene indennizzato dall’INPS.
L’indennità copre 8 mesi al 30% della retribuzione e l’ultimo mese al 80%, come previsto dalla Legge di Bilancio 2023 e dalle altre novità introdotte nel 2023 in materia di congedo parentale. La legislazione sui congedi parentali e su altre misure a sostegno della genitorialità in materia di lavoro è disciplinata dal Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità.
La normativa è stata modificata diverse volte nel tempo, come con le novità introdotte dalla Legge di Bilancio 2022 e dal Decreto conciliazione vita lavoro, che implementa la direttiva (UE) 2019/1158 sull’equilibrio tra vita professionale e privata. Queste novità sono entrate in vigore il 13 agosto 2022 e sono state spiegate nella Circolare INPS n° 122 del 27-10-2022. In questa guida, forniamo una panoramica completa delle regole relative al congedo parentale, tenendo conto di tutte le novità introdotte fino al 2023.
A chi spetta il congedo parentale?
Il congedo parentale è una misura che spetta a tutti i lavoratori, indipendentemente dal tipo di rapporto di lavoro che hanno, a condizione che siano genitori naturali o adottivi o affidatari. Ciò include:
– i lavoratori dipendenti del settore privato,
– i lavoratori dipendenti del settore pubblico,
– i lavoratori iscritti alla Gestione Separata,
– i lavoratori autonomi.
Tuttavia, il congedo parentale non spetta ai genitori disoccupati o sospesi, ai lavoratori domestici o ai lavoratori a domicilio.
Se il rapporto di lavoro viene meno durante il periodo di fruizione del congedo parentale, il diritto al congedo stesso decade dal momento della fine del rapporto di lavoro.
A quanto ammonta il congedo parentale?
Durante il congedo parentale, una parte del periodo di astensione dal lavoro è indennizzata dall’INPS. In particolare, il genitore che fruisce del congedo ha diritto a un’indennità pari al 30% della retribuzione media giornaliera per 8 mesi e all’80% per un mese.
La retribuzione media viene calcolata sulla base della retribuzione del mese precedente l’inizio del congedo e include il rateo giornaliero relativo alla gratifica natalizia o alla tredicesima mensilità e altri premi o mensilità o trattamenti accessori eventualmente erogati.
È importante notare che questo tipo di congedo è diverso dal congedo di maternità e di paternità per i “nuovi nati” (o adottati o affidati), che invece vengono indennizzati dall’INPS all’80% o al 100% durante il periodo di congedo.

Quando si può usufruire del congedo parentale?
I genitori lavoratori hanno la possibilità di astenersi dal lavoro con il congedo parentale fino a quando il figlio non compie 12 anni. Questa opzione è facoltativa per tutti i lavoratori (ad eccezione dei lavoratori autonomi, per i quali il congedo è fruibile entro il primo anno di vita del figlio).
La Legge di Bilancio 2023 ha aumentato il limite di età entro cui è possibile fruire del congedo, che coincide ora anche con il limite di età entro cui è prevista l’indennità per il periodo di astensione dal lavoro. In precedenza, tale limite era fissato a 6 anni (8 per i genitori con retribuzioni basse).
Per i bambini adottati o affidati, i 12 anni vanno contati dall’ingresso in famiglia.
Come funziona e quanto dura il congedo parentale?
Il congedo parentale può essere fruito sia a ore che a giorni o mesi. Ciò significa che il lavoratore può astenersi dal lavoro per alcune ore, per alcuni giorni o per interi mesi. Tuttavia, la durata esatta varia a seconda che i genitori ne fruiscano singolarmente o insieme e, in alcuni casi, a seconda della composizione familiare e della tipologia di lavoratore.
Va notato che la durata massima di congedo che può essere accordata è diversa dalla durata indennizzata dall’INPS.
Ecco come funziona in ogni caso specifico:
1. Congedo parentale per dipendenti
a) Per entrambi i genitori che si astengono congiuntamente:
I congedi parentali sono una forma di protezione sociale che permette ai genitori di prendersi un periodo di astensione dal lavoro per assistere i figli. Se entrambi i genitori scelgono di astenersi congiuntamente dal lavoro, possono usufruire di un congedo di 10 mesi.
Questo congedo può essere esteso a 11 mesi se il padre sceglie di astenersi dal lavoro per un periodo continuativo o frazionato non inferiore a 3 mesi, sempre entro i 12 anni di vita del figlio o dall’ingresso del figlio in famiglia.
I mesi di congedo indennizzato, ovvero pagati dall’INPS, sono 9 e possono essere fruiti sempre entro i 12 anni di vita del figlio o dall’ingresso del figlio in famiglia.
Tuttavia, nel caso di genitori con reddito sotto soglia (inferiore a 2,5 volte l’importo del trattamento minimo di pensione AGO), i mesi di congedo indennizzato sono 10 (elevabili a 11).
b) Per la sola mamma:
3 mesi di congedo indennizzato non trasferibili all’altro genitore.
b) Per il solo padre:
6 mesi (elevabili a 7 mesi nel caso in cui si astenga per un periodo intero o frazionato non inferiore a 3 mesi), con 3 mesi indennizzati non trasferibili all’altro genitore.
Periodo di congedo parentale indennizzato
I nove mesi totali di congedo indennizzato sono composti da 3 mesi indennizzati che non possono essere trasferiti a favore della madre o del padre e da ulteriori 3 mesi utilizzabili da uno dei due genitori. In altre parole, oltre ai 6 mesi intrasferibili riconosciuti ad entrambi i genitori (3 mesi per la madre e 3 mesi per il padre), il Legislatore riconosce ulteriori 3 mesi di copertura INPS di congedo indennizzato, che possono essere utilizzati alternativamente dai genitori.
In pratica, i genitori possono scegliere di prendere 3 mesi di congedo indennizzato ciascuno, o di utilizzare i 6 mesi intrasferibili e ulteriori 3 mesi da utilizzare alternativamente. In pratica:
- la madre fruisce di 3 mesi intrasferibili indennizzati;
- il padre fruisce di 3 mesi intrasferibili indennizzati;
- il nucleo familiare fruisce di 3 mesi indennizzati (della madre) più 3 mesi indennizzati (del padre) più ulteriori 3 mesi indennizzati per uno dei due genitori. Per un totale di 9 mesi.
2. Congedo parentale genitore singolo
Il Decreto conciliazione vita-lavoro offre per la prima volta protezione anche ai nuclei familiari monogenitoriali e ai genitori che vivono da soli in alcuni specifici casi. Questi casi includono:
- in caso di morte o grave infermità dell’altro genitore;
- nel caso di abbandono o mancato riconoscimento del minore da parte dell’altro genitore;
- in tutti i casi di affidamento esclusivo del minore a un solo genitore, compreso l’affidamento esclusivo disposto ai sensi dell’articolo 337-quater del Codice Civile.
Nel caso di affidamento esclusivo del figlio a un solo genitore, quest’ultimo ha diritto a fruire del congedo indennizzato. Il valore del congedo è lo stesso che sarebbe stato riconosciuto alla coppia genitoriale. In questo caso, l’altro genitore perde il diritto al congedo non ancora utilizzato. Il provvedimento di affidamento deve essere trasmesso all’INPS dal Pubblico Ministero. Il genitore che ha l’affidamento esclusivo del figlio ha diritto a 11 mesi di congedo parentale.
Di questi 11 mesi:
- 9 mesi sono indennizzabili, 8 al 30% e 1 all’80% della retribuzione;
- i restanti 2 mesi non sono indennizzabili, salvo il caso in cui il “genitore solo” abbia un reddito inferiore alla soglia prevista nell’articolo 34, comma 3, del Testo Unico.
3. Congedo parentale iscritti gestione separata
Il Decreto 105 del 2022 ha esteso il periodo entro cui i lavoratori e le lavoratrici iscritti alla Gestione Separata possono usufruire dei congedi parentali. Prima di questo decreto, l’età massima del figlio entro cui si poteva ricorrere ai congedi parentali era di 3 anni. Ora, i congedi parentali possono essere richiesti entro 12 anni dalla nascita del figlio o dall’ingresso del figlio in famiglia (ad esempio in caso di adozione o affidamento preadottivo).
Per poter usufruire dei congedi parentali, i lavoratori e le lavoratrici iscritti alla Gestione Separata devono rispettare alcune condizioni. In particolare, devono essere effettivamente accreditati almeno un mese di contribuzione con aliquota piena nei 12 mesi precedenti l’inizio di ogni periodo indennizzabile di congedo parentale richiesto. Tuttavia, se il congedo parentale viene richiesto nel primo anno di vita del figlio (o dall’ingresso in famiglia) e non si soddisfa il requisito contributivo, l’indennità può comunque essere riconosciuta se il richiedente aveva diritto all’indennità di maternità o paternità, anche se non l’ha effettivamente fruita.
È importante notare che per i lavoratori e le lavoratrici iscritti alla Gestione Separata, il congedo parentale non può essere fruito in modalità oraria e non sono previsti periodi di congedo non indennizzati. Inoltre, non è prevista la tutela del “genitore solo” in questa categoria di lavoratori.

Durata del congedo per iscritti a gestione separata
Ai genitori lavoratori iscritti alla Gestione Separata viene riconosciuto il diritto a 3 mesi di congedo parentale indennizzato ciascuno. Questi mesi non possono essere trasferiti all’altro genitore. Inoltre, entrambi i genitori hanno diritto a ulteriori 3 mesi di congedo indennizzato, che possono essere utilizzati in alternativa l’uno all’altro, per un totale massimo di 9 mesi per la coppia.
Ecco un riepilogo:
- per la madre: 3 + 3 mesi da fruire entro i 12 anni di vita o dall’ingresso in famiglia (al padre spettano altri 3 mesi entro i 12 anni);
- per il padre: 3 + 3 mesi da fruire entro i 12 anni di vita o dall’ingresso in famiglia (alla madre spettano altri 3 mesi entro i 12 anni);
- per entrambi i genitori: 9 mesi da fruire entro i 12 anni di vita o dall’ingresso in famiglia
4. Congedo parentale per lavoratori autonomi
Il Decreto conciliazione vita-lavoro riconosce per la prima volta anche ai padri lavoratori autonomi il diritto al congedo parentale. Tuttavia, per poter usufruire di questo congedo, i lavoratori autonomi devono aver effettuato il versamento dei contributi relativi al mese precedente quello in cui inizia il congedo (o una frazione di esso) e devono astenersi effettivamente dall’attività lavorativa. Queste condizioni valgono anche in caso di parto plurimo.
I genitori lavoratori autonomi hanno diritto a un massimo di 3 mesi di congedo parentale ciascuno per ogni figlio, da fruire entro il primo anno di vita del bambino o dall’ingresso in famiglia (ad esempio in caso di adozione o affidamento).
La possibilità di fruizione del congedo parentale decorre:
- per la madre, dalla fine del periodo indennizzabile di maternità;
- nel caso del padre, dalla nascita o dall’ingresso in famiglia del minore.
L’indennità corrisposta è pari al 30% della retribuzione convenzionale giornaliera stabilita annualmente dalla legge a seconda della categoria di appartenenza.
5. I limiti del congedo parentale
INPS pone anche dei limiti di fruizione del congedo parentale per genitori appartenenti a categorie lavorative differenti tra loro, ipotizzando tutte le diverse combinazioni. Ovvero:
Madre lavoratrice dipendente – padre iscritto alla Gestione Separata
In caso di congedo parentale indennizzato fruito per 6 mesi dalla madre, il padre può usufruire di un massimo di 3 mesi di congedo parentale indennizzato, per un totale di 9 mesi di congedo indennizzato per entrambi i genitori. Se invece è il padre a fruire di 6 mesi di congedo parentale indennizzato, la madre può usufruire di un massimo di 3 mesi di congedo parentale indennizzato e di altri 2 mesi di congedo parentale non indennizzato. Tuttavia, questo vale a patto che la madre abbia un reddito individuale superiore a 2,5 volte l’importo del trattamento minimo di pensione a carico dell’assicurazione generale obbligatoria. Se il reddito della madre è inferiore a questa soglia, la situazione potrebbe essere diversa.
Padre lavoratore dipendente – madre iscritta alla Gestione Separata
Se il padre fruisce di 7 mesi di congedo parentale (di cui 6 indennizzati), la madre può usufruire di un massimo di 3 mesi di congedo parentale, per un totale di 9 mesi di congedo indennizzato per entrambi i genitori. Se invece è la madre a fruire di 6 mesi di congedo parentale, il padre può usufruire di 3 mesi di congedo parentale indennizzato e di altri 2 mesi di congedo parentale non indennizzato. Tuttavia, questo vale solo se il padre ha un reddito individuale superiore a 2,5 volte l’importo del trattamento minimo di pensione a carico dell’assicurazione generale obbligatoria. Se il reddito del padre è inferiore a questa soglia, la situazione potrebbe essere diversa.
Madre lavoratrice dipendente – padre lavoratore autonomo
In tale caso per ogni minore, se la madre fruisce di 6 mesi di congedo parentale indennizzato, il padre può fruire di massimo 3 mesi di congedo parentale indennizzato, per un totale di 9 mesi per entrambi i genitori. Il limite individuale del padre autonomo è di 3 mesi.
Padre lavoratore dipendente – madre lavoratrice autonoma
In questa situazione, se il padre fruisce di 7 mesi di congedo parentale (di cui 6 indennizzati), la madre può usufruire di un massimo di 3 mesi di congedo parentale indennizzato, per un totale di 10 mesi di congedo indennizzato per entrambi i genitori. Il limite individuale per la madre lavoratrice autonoma è di 3 mesi di congedo parentale indennizzato.
Madre iscritta alla Gestione Separata – padre lavoratore autonomo
Se la madre fruisce di 6 mesi di congedo parentale indennizzato, il padre può usufruire di un massimo di 3 mesi di congedo parentale indennizzato, per un totale di 9 mesi di congedo indennizzato per entrambi i genitori. Il limite individuale per il padre lavoratore autonomo è di 3 mesi di congedo parentale indennizzato.
Padre iscritto alla Gestione Separata – madre lavoratrice autonoma
Se il padre fruisce di 6 mesi di congedo parentale, la madre può usufruire di un massimo di 3 mesi di congedo parentale indennizzato, per un totale di 9 mesi di congedo indennizzato per entrambi i genitori. Il limite individuale per la madre lavoratrice autonoma è di 3 mesi di congedo parentale indennizzato.
6. I limiti in caso di lavoro part-time
Se una lavoratrice ha due rapporti di lavoro part-time e viene disposta l’interdizione prorogata su uno di essi, può comunque usufruire del congedo parentale sull’altro rapporto di lavoro anche nello stesso giorno.
Se un lavoratore ha contemporaneamente due rapporti di lavoro part-time orizzontali, può astenersi dal lavoro per congedo parentale su uno di essi continuando a lavorare sull’altro rapporto. In questo caso, l’assenza, anche se limitata a uno solo dei rapporti di lavoro, viene considerata per l’intera giornata ai fini del computo dei mesi di congedo parentale.