Cos’è il contratto sostituzione maternità
Spesso, quando si cerca lavoro o ci si imbatte annunci lavorativi per la ricerca del personale, può capitare di trovare posizioni aperte per contratti di sostituzione maternità. Ma cosa sono nello specifico e cosa prevedono per chi dovesse accettarli? Proviamo a spiegarlo.
Quando una donna lavoratrice dipendente è in dolce attesa, due mesi prima del parto scatta per legge il periodo di astensione obbligatoria dal lavoro, chiamata comunemente “maternità” (ne abbiamo parlato in modo più approfondito qui – Quali sono le leggi che tutelano la maternità e i diritti delle mamme – Mamma che info). Durante questo periodo, la lavoratrice è obbligatoriamente esonerata dal lavorare lasciando di fatto “vacante”, seppur momentaneamente, la posizione che ricopre in azienda. Il datore di lavoro, da parte sua, può assumere una risorsa approfittando di alcune agevolazioni e deroghe, stipulando con essa un contratto di sostituzione per maternità, che è in effetti un contratto a tempo determinato, ma si differenzia da questo per particolari caratteristiche ed elementi. Uno di essi, forse il più importante, è rappresentato dalla durata.
Per quanto riguarda l’inizio del contratto non ci sono dubbi, in quanto per legge dovrebbe cominciare almeno un mese prima del periodo di maternità destinato alla lavoratrice da sostituire. In questo mese è prevista una fase di affiancamento, in modo tale che chi dovrà sostituire la risorsa abbia a disposizione un tempo minimo per essere formato al fine di svolgere al meglio i futuri compiti lavorativi. La durata effettiva del contratto, invece, può variare anche se comunque quella minima da considerare è 6 mesi, ovvero il mese di formazione più il periodo di astensione obbligatoria dal lavoro (che, ricordiamo, spetta alla neo-mamma) prevista per legge.
A questi 6 mesi se ne potranno, poi, aggiungere eventualmente degli altri in base alle necessità della madre dopo il parto, la quale potrebbe aver bisogno di prolungare la sua assenza per motivi di salute o di sicurezza sul lavoro e potrebbe usufruire del congedo parentale per un massimo di 6 mesi (il congedo parentale è un’altra misura a sostegno delle neo mamme e delle loro famiglie di cui abbiamo discusso qui – Chi paga il congedo di maternità? Casistiche e responsabilità – Mamma che info). In questo caso se il contratto per sostituzione di maternità è in scadenza, potrà essere prorogato (la possibilità di proroga sussiste solo se questa è già stata indicata all’interno del contratto firmato in precedenza), pur restando a tempo determinato e, quindi, prevedendo comunque una scadenza.
Può un contratto per sostituzione di maternità diventare a tempo indeterminato? Sì, un contratto di questo tipo può passare a tempo indeterminato nelle seguenti circostanze:
- quando è necessario prorogare il contratto oltre i 12 mesi;
- quando il contratto supera il limite dei 5 rinnovi.
In quali casi è possibile
Il contratto di sostituzione per maternità viene stipulato tra la risorsa da assumere e il datore di lavoro, nel momento in cui quest’ultimo debba sostituire temporaneamente una sua dipendente in gravidanza, durante il periodo di astensione obbligatoria dal lavoro e, se necessario, anche oltre.
Questo contratto è temporaneo ed è una forma di tutela nei confronti della lavoratrice da sostituire, che in nessun modo perderà il posto di lavoro una volta terminato il periodo di assenza.
Le caratteristiche del contratto e i diritti del lavoratore che subentra saranno gli stessi della dipendente da sostituire e saranno evidenziati sul contratto in cui dovranno essere chiari elementi quali: mansione, orari lavorativi, ferie e, talvolta, nome e cognome della risorsa in maternità.
Tuttavia può capitare che, per questioni interne all’azienda, il lavoratore che subentra dovrà svolgere compiti diversi da quelli destinati alla lavoratrice da sostituire, in questo caso è comunque possibile stipulare il contratto, a patto però che comunque vengano indicati i compiti da svolgere e i diritti spettanti.